Un pubblico così, per una partita di pallavolo maschile, non si vedeva a Novara da anni. Alla Bollini gli spalti erano gremiti dalle due tifoserie, da dirigenti, presidenti, arbitri, giocatori, ex-giocatori, allenatori, ragazzi, bambini, famiglie, amici, appassionati, autorità e, forse, giornalisti. C’era gente anche negli spogliatoi. Motivo? Si giocava un derby, un derby stracittadino che da anni mancava negli impianti sportivi novaresi. Ci vogliamo augurare che le persone preposte allo sviluppo dello sport, e della pallavolo maschile nello specifico, abbiano notato tutto ciò e ne facciano tesoro. Uno sport esprime il meglio di sé stesso quanto più è seguito, quanto più esiste interesse, quanto più è capace di creare eventi, quanto più non è monopolizzato (dal greco mònos «solo» e pólion da polèin «vendere»). La crescita di qualunque cosa, in natura come in economia, nell’arte come nello sport, dipende dalla varietà dell’offerta e, quando questa offerta o servizio è in mano ad un unico venditore od offerente non può esserci sviluppo. Il nostro organismo richiede di mangiare cibi diversi; la lotta alle lobby permette di avere prodotti a prezzo minore; nel cinema e nel teatro non ci sarebbe un protagonista se non esistesse l’antagonista; nello sport non sarebbe esistito Mennea senza Borzov, Benvenuti senza Mazzinghi, Moser senza Saronni, Gino Pusini senza Lando Baldini. Per crescere bisogna concorrere, correre insieme, per offrire tutto il meglio di cui si è detto. Le sinergie si attuano all’interno di una squadra, la concorrenza mette a libero confronto le migliori sinergie. Questi dovrebbero essere i princìpi ispiratori di chi veramente vuole aiutare la crescita fisica e morale dei nostri giovani.
Per concludere vorrei tornare a parlare del derby che si è disputato. Derby è una corsa ippica. Quella corsa, che prende il nome dal conte di Derby, Edward Smith Stanley, si svolge tutti gli anni a Epsom dal 1780 ed è riservata al confronto tra puledri maschi di tre anni sulla stessa distanza e senza handicap. Quella corsa decide ogni anno, da secoli, il miglior puledro della generazione, tutti concorrono partendo con le stesse opportunità e uno solo sarà il vincitore; l’ultimo vincitore si chiama Australia e, a buon diritto, può definirsi tale avendo battuto quindici avversari; se avesse corso da solo non se lo ricorderebbe nessuno.
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